domenica 16 gennaio 2011

Rosso Colore

Agli operai e ai militanti Fiom di Mirafiori, ai loro volti rigati dalle lacrime, alla battaglia che hanno dovuto combattere da soli e a quelle che il futuro richiederà a tutti noi.



Rosso Colore
[P.A. Bertoli - A. Borghi]

Caro amico, la mia lettera ti giunge da lontano,
dal paese dove sono a lavorare,
dove son stato cacciato da un governo spaventoso
che non mi forniva i mezzi per campare;
ho passato la frontiera con un peso in fondo al cuore
e una voglia prepotente di tornare,
di tornare nel paese dove son venuto al mondo,
dove lascio tante cose da cambiare.
E mi son venute in mente le avventure del passato,
tante donne, tanti uomini e bambini,
e le lotte che ho vissuto per il posto di lavoro,
i sorrisi degli amici e dei vicini;
e mi sono ricordato quando giovani e felici
andavamo lungo il fiume per nuotare,
e Marino il pensionato ci parlava con pazienza,
aiutandoci e insegnandoci a pescare.
Caro amico, ti ricordi quando andavo a lavorare,
e pensavo di potermi già sposare,
e Marisa risparmiava per comprarsi il suo corredo,
e mia madre l'aiutava a preparare;
ed invece di sposarci tra gli amici ed i parenti,
l'ho sposata l'anno dopo per procura,
perché chiusero la fabbrica e ci tolsero il lavoro
e ci resero la vita molto dura.
Noi ci unimmo e poi scendemmo per le strade per lottare,
per respingere l'attacco del padrone;
arrivati da lontano, poliziotti e celerini
caricarono le donne col bastone;
respingemmo i loro attacchi con la forza popolare,
ma, convinti da corrotti delegati,
ci facemmo intrappolare da discorsi vuoti e falsi,
e da quelli che eran stati comperati.

E mi viene da pensare che la lotta col padrone
è una lotta tra l'amore e l'egoismo,
è una lotta con il ricco, che non ama che i suoi soldi,
ed il popolo che vuole l'altruismo;
e non contan le parole che si possono inventare,
se ti guardi intorno scopri il loro giuoco:
con la bocca ti raccontano che vogliono il tuo bene,
con le mani ti regalan ferro e fuoco.
Caro amico, per favore, tu salutami gli amici,
ed il popolo, che è tutta la mia gente;
sono loro il vero cuore, che mi preme ricordare,
che rimpiango e che mi ha amato veramente;
verrà un giorno nel futuro che potremo ritornare,
e staremo finalmente al nostro posto,
finiremo di patire, non dovremo più emigrare
perché un tale ce lo impone ad ogni costo.
E salutami tua madre, dai un abbraccio a tua sorella,
chissà come sarà grande e signorina;
e lo so, sarà bellissima come son le nostre donne,
sanno vivere con forza che trascina;
ma - le hai mai guardate bene? - ti sorridono col cuore,
negli sguardi non nascondono timore,
dove sono però uniche è sul posto di lavoro,
son con gli uomini e si battono con loro.
Ho pensato tante volte che c'è un senso a tutto questo,
quest'amore non ci cade giù dal cielo;
ma parlando della vita, e pensando al mio paese,
mi è sembrato come fosse tolto un velo,
e mi pare di sapere, e finalmente di capire,
nella vita ogni cosa ha un suo colore,
e l'azzurro sta nel cielo, ed il verde sta nei prati,
ed il rosso è il colore dell'amore…



Questa canzone me l’ha fatta ascoltare per la prima volta mio padre. É figlia di un tempo molto diverso dal nostro e, fin dal titolo, utilizza un linguaggio alquanto desueto. Chiunque avverta un'istintiva repulsione  per l’ideologia, come nel mio caso, potrebbe commettere l'errore di liquidarla senza le dovute attenzioni. Perchè nel testo di Pierangelo Bertoli non sembra mancare proprio niente di quello che la società ci riserva oggi… Ci sono i giovani che fuggono all’estero e le difficoltà a metter su famiglia. Ci sono «i corrotti delegati», «i discorsi vuoti e falsi» di «quelli che eran stati comperati»: «e non contan le parole che si possono inventare, / se ti guardi intorno scopri il loro giuoco: / con la bocca ti raccontano che vogliono il tuo bene, / con le mani ti regalan ferro e fuoco». C’è anche «il ricco che non ama che i suoi soldi», un supermanager da 38,8 milioni di euro che agli operai della catena di montaggio «impone ad ogni costo» turni di lavoro insostenibili, negando loro il diritto di sciopero e la rappresentanza sindacale. Mancano, invece, «i sorrisi degli amici e dei vicini». Manca la solidarietà tra chi subisce le più degradanti ritorsioni. E manca soprattutto la politica, mai come oggi soggetta al controllo dei poteri economici, in quell'eterno conflitto che un tempo si chiamava lotta di classe.

Manuel Lambertini

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