domenica 27 settembre 2015

Pietro Ingrao

Pietro Ingrao (Lenola, 30 marzo 1915 - Roma, 27 settembre 2015)
Non solo i pochi compagni rimasti, ma tutto il mondo politico e i più alti vertici delle istituzioni si attiveranno nelle prossime ore per rendere il giusto tributo alla vita straordinaria di Pietro Ingrao. «Eretico senza scisma», lo aveva puntualmente definito Fausto Bertinotti nel giorno dei suoi cento anni, in riferimento al rapporto conflittuale che sempre lo legò al Partito Comunista Italiano. Per l’amico Andrea Camilleri era invece un «eroe del dubbio», per altri ancora «messaggero di futuro», «acchiappanuvole», «perdente di successo», persino «coniglio mannaro». Ma prima che un amatissimo esponente politico, Ingrao è stato un uomo malato di libertà, un democratico animato dal sogno di dare concretezza a forme di vita nuove. Un poeta in lotta per un mondo diverso.


Eppure

Per gli incolori
che non hanno canto
neppure il grido,
per chi solo transita
senza nemmeno raccontare il suo respiro,
per i dispersi nelle tane, nei meandri
dove non c’è segno, né nido,
per gli oscurati dal sole altrui,
per la polvere
di cui non si può dire la storia,
per i non nati mai
perché non furono riconosciuti,
per le parole perdute nell’ansia
per gli inni che nessuno canta
essendo solo desiderio spento,
per le grandi solitudini che si affollano
i sentieri persi
gli occhi chiusi
i reclusi nelle carceri d’ombra
per gli innominati,
i semplici deserti:
fiume senza bandiere senza sponde
eppure eterno fiume dell’esistere.
                                             
                                                Pietro Ingrao, L'alta febbre del fare, Mondadori, Milano, 1994.