sabato 24 novembre 2012

Un senso a questa storia

Le primarie del centro-sinistra sono arrivate. Ed è arrivato anche il momento di ricordare quello che Berlusconi disse di Matteo Renzi appena pochi mesi fa: «Renzi porta avanti le nostre idee, sotto le insegne del Pd». Credetemi, non lo ha detto per complicate ragioni di calcolo politico. Lo ha detto sostanzialmente perché lo pensava. E perché è la pura verità.
«Il Pd ha un senso solo se vince Renzi», titola oggi il Giornale. Ecco, questo è il punto. Il giorno in cui il Pd acquisirà un senso per Berlusconi e per i redattori del Giornale, i suoi dirigenti e i suoi elettori dovranno porsi non poche domande sull’identità e sulla stessa ragion d’essere del loro partito. Dovranno proprio chiedersi se il Partito democratico abbia ancora un qualche motivo di esistere.

Manuel Lambertini

martedì 20 novembre 2012

Gaza sotto assedio

È l’inferno. È l’ultimo atto di una tragedia infinita, l’ennesima rappresentazione dello stesso copione di morte. E mentre i palestinesi della Striscia di Gaza rivivono come un incubo i giorni del dicembre 2008, possa levarsi al cielo con le loro preghiere la voce del grande poeta Muin Bseiso, figlio della città di Gaza e della gloriosa nazione palestinese.
Quella che segue è una poesia dolente, lacerata. Una poesia di resistenza e di esilio. E di resistenza nell’esilio. Un atto d’amore per la patria perduta ma mai tradita. Un canto disperato, angoscioso. Ma ebbro di ostinazione.


Stanza 504
(1967)

Ritorneranno, perché sono sempre con noi.
Anche tu, come me, sei sulla lista della morte.
Che aspetti? Ho lasciato loro la porta aperta.
Il mio corpo è il terreno e questo è tempo
di arare e seminare.

Che aspetti? Le previsioni del tempo?
Ho lasciato loro la porta aperta.
Io sono un semenzaio di fiumi.
Stanotte ci sarà la piena con le violente piogge d’aprile.

Che aspetti? I nuovi bollettini? I giornali a mezzanotte?
Apetti la prima pagina e i tipografi?
O la prima sera dei manifesti e dei giornali murali?
Un falegname sta battendo un chiodo per unire due tavole,
le seghe ronzano intorno al collo degli alberi.
Muin Bseiso (Gaza, 1924 - Londra, 1984 )
I prezzi del legname sono alti, stanotte.

Portano in spalla i cedri, le stanze per l’autopsia.
Aspettano i pesci da Shat al Arab,
ed io ho lasciato la porta aperta.
Come mi piace il ghiaccio nei bicchieri
E quanto odio il ghiaccio sui cadaveri!
Un falegname sta battendo un chiodo per unire due mani.

Tu, che quel giorno mi desti un paio di scarpe e una pistola,
non può un proiettile unirci?
Non può una nuvola avvolgerci nello stesso sudario?
Ascoltali… Stanno salendo le scale!
Mi è rimasto un minuto, io ti darò questo minuto
Perché quel giorno tu mi desti un minuto.

Che aspetti? Il mio corpo è un vivaio di fiumi:
migliaia di fiumi zampillano dalle finestre del mio corpo
il terrore ha formato un lago.
Stanno incollando migliaia di manifesti sui muri delle vie,
migliaia di alberi stanno abbatendo,
ed io ho incollato il mio volto sul cielo.
Ah… carne palestinese, cibo per i giornali!
Stanno arrivando, ho lasciato loro la porta aperta.
Io sono il baco e la seta, il mio corpo s’annida nella cruna di un ago.
Migliaia di aghi e di fili, stanno cucendo camicie per alberi.

Che aspetti? Migliaia di giornali stanno sparando alla mia testa,
io sono la prima notizia, un cadavere nel giornale,
e sono l’ultima quando scrivo
un poema contro il ghiaccio e la morte.
Sono arrivati, ho lasciato la porta aperta per loro, e per te.
Io sono un ladro, patria mia,
sono uno che ama e spara con tutti i tuoi fucili.
Fossi stata con me, ora, avremmo combattuto insieme:
li avremmo fatti saltare con una candela.
Quando ho scelto gli alberghi, ho scelto anche le trincee.
Mi hanno ucciso.
Fossi stata con me, avremmo combattuto insieme,
li avremmo fatti saltare con una candela.

                                                                          Muin Bseiso

Muin Bseiso nacque a Gaza City nel 1924. Questa poesia fu scritta nel 1967, quando – al termine della Guerra dei Sei Giorni – Bseiso lasciò definitivamente la Palestina per trasferirsi al Cairo, dopo aver subito arresti e umiliazioni di ogni sorta. Partì poi alla volta di Beirut, dove avviò un’intensa collaborazione con gli organismi culturali dell’OLP, fino all’invasione israeliana del Libano, nel 1982. Si spense a Londra, in esilio, nel 1984.

Manuel Lambertini

mercoledì 7 novembre 2012

Obama Bis

Barack Obama e Giorgio Napolitano, 8 luglio 2009
Il meglio deve ancora venire? Speriamo. Quando Obama vinse le elezioni del 2008, Veltroni disse che avrebbe cambiato il mondo. Fu allora che prendemmo coscienza di quanto sarebbe stato duro il suo primo mandato alla Casa Bianca… E adesso che tutto è andato per il meglio, e che la tensione elettorale degli ultimi giorni è scemata, possiamo dirlo: i vantaggi di avere un presidente democratico sono perlopiù vantaggi “al negativo”, fondati sulla ragionevole speranza che possa astenersi dal commettere gli stessi errori e gli stessi crimini di cui il reazionario di turno non esiterebbe a fregiarsi. A ben guardare, non è una speranza da poco. Aspettarsi qualcosa di più, almeno in questo momento, sarebbe poco saggio.

Manuel Lambertini