domenica 30 settembre 2012

Poesia di (fine) settembre

Arietta settembrina

Alfonso Gatto (Salerno, 17 luglio 1909 - Capalbio, 6 marzo 1976)
Ritornerà sul mare
la dolcezza dei venti
a schiuder le acque chiare
nel verde delle correnti.

Al porto, sul veliero
di carrubbe l’estate
imbruna, resta nero
il cane delle sassate.

S’addorme la campagna
di limoni e d’arena
nel canto che si lagna
monotono di pena.

Così prossima al mondo
dei gracili segni,
tu riposi nel fondo
della dolcezza che spegni.

       Alfonso Gatto, Nuove poesie, 1950.

mercoledì 19 settembre 2012

Santiago Carrillo

È morto nel sonno, alla veneranda età di 97 anni, l’ultimo grande leader comunista della storia europea, eroe della resistenza antifranchista e protagonista della transizione democratica spagnola. Santiago Carrillo Solares era nato a Gijon, nelle Asturie, il 18 gennaio 1915. Si è spento ieri nella sua casa di Madrid, durante la siesta pomeridiana.
Oriana Fallaci lo intervistò nel lontano 1975, e spese per lui parole di grande ammirazione: «Gli diventai amica senza difficoltà, e non credo che me ne pentirò mai. Se tutti i comunisti fossero come Santiago Carrillo, il mondo sarebbe più intelligente e più felice». Egli non era solo il «bravuomo che per primo si ribellò a Mosca in nome del socialismo non autoritario», quell’“eurocomunismo” poi abbracciato dal francese Georges Marchais e da Berlinguer. Era proprio un «uomo straordinario: perché eretico e perché intelligente e perché molto buono. Ascoltandolo ti chiedevi se non fosse vero, per caso, che intelligenza e bontà siano la stessa cosa».
Carrillo era all’epoca il segretario in esilio del Partito comunista spagnolo. Aveva già guidato la gioventù socialista unificata e combattuto la guerra civile tra le fila repubblicane. Iscritto al Pce fin dal 1936, ne aveva assunto la guida nel 1960, succedendo alla Pasionaria Dolores Ibàrruri. Stabilitosi a Parigi, si era prodigato in una revisione della pratica marxista che salvaguardasse la Spagna da ogni incontrollabile deriva rivoluzionaria, rigettando lo stalinismo e distanziandosi da Mosca dopo l’invasione della Cecoslovacchia. Alla vigilia della morte di Franco, avvertiva su di sé il peso di un irripetibile appuntamento con la storia. Ad animarlo sopra ogni cosa, la volontà di evitare al proprio paese una nuova guerra civile.
La sua presenza agevolò la legalizzazione del partito comunista nel nuovo assetto costituzionale monarchico, ancora impregnato di eredità franchiste, e offrì un contributo non solo simbolico al processo di democratizzazione più significativo della recente storia europea. Grande valenza simbolica ebbe soprattutto la sua reazione al tentato golpe del 1981: quando gli uomini del colonnello Tejero irruppero al Congesso dei Deputati sparando in aria, Carrillo si mostrò indifferente ai loro ordini; allo stesso modo reagì l’ex-franchista Adolfo Suárez, allora capo del governo. Il cammino della Spagna verso la democrazia raggiunse allora un punto di non ritorno.
Terminata la transizione, Carrillo dovette tuttavia assistere al rapido declino del suo partito. Si dimise da segretario dopo la sconfitta alle elezioni del 1982, nelle quali il Pce raccolse un misero 4 %, e pagò a caro prezzo il  suo “moderatismo”: espulso dal Pce nel 1985, fondò senza successo il Partito dei lavoratori, per ritirarsi dalla vita pubblica nel 1991.
Perché gli fossero resi i dovuti onori si dovette attendere l’azione moralizzatrice di Zapatero, che proprio il giorno del suo novantesimo compleanno fece rimuovere dal centro di Madrid l’ultima statua del generalissimo Franco. Invitò poi il vecchio combattente ad aderire al PSOE, ottenendo come risposta un garbato rifiuto: dopo aver dedicato la vita alla ricerca di un nuovo socialismo, Santiago Carrillo aveva deciso di restare nel suo tempo. E di morire comunista.

Manuel Lambertini