sabato 10 maggio 2014

Dove siete, femministe?

Con l’arresto di Riccardo Viti, responsabile della morte di Andreea Cristina Zamfir e di indicibili violenze ai danni di un numero imprecisato di prostitute nella provincia di Firenze, il caso del "mostro di Ugnano" è da considerarsi chiuso. Eppure a me resta un interrogativo che covava ormai da tanto tempo. Dove sono le attiviste per i diritti delle donne, in particolare quelle di orientamento progressista, ogni volta che a subire violenza è una prostituta?
La tragedia di Andreea ha suscitato molta compassione, perché la sua storia non poteva lasciare indifferenti: era molto giovane, aveva un marito e due figli; e pare stesse vivendo una condizione di povertà, sfruttamento, violenza domestica, tossicodipendenza.
Ma se la vittima avesse avuto un profilo biografico appena diverso, meno tormentato, e se la scelta di prostituirsi fosse stata del tutto volontaria e consapevole, che differenza avrebbe fatto in relazione alla gravità del delitto? Qualcuno può forse credere che una violenza carnale – se non la morte più atroce – debba essere compresa tra le normali conseguenze del vendere il proprio corpo?
Eccoci al punto. Dove siete, femministe? Dove siete quando le vittime della violenza di genere violano i vostri dogmi con una condotta "irregolare", quando non corrispondono al vostro cliché di donna/moglie/madre stalkizzata, umiliata tra le mura di casa o ridotta al silenzio da uomini intimamene consapevoli di aver perso il loro dominio sociale?
Non mi risulta che per casi come quello di Andreea, così scandalosamente frequenti, vi siate mai prodigate in particolari manifestazioni di solidarietà. Non mi risulta che siate scese in strada a organizzare fiaccolate o che abbiate espresso la vostra vicinanza alle vittime attraverso un qualche tentativo di sensibilizzazione pubblica. E non mi pare nemmeno che abbiate tentato di contrastare culturalmente quel tipo di approccio al problema della prostituzione che obbedisce solo a logiche di ordine pubblico e di decoro urbano, senza prestare la minima attenzione alla necessità di tutelare le prostitute stesse, la loro dignità di persone, il loro diritto di non essere sfruttate e violentate.
Eravate forse troppo impegnate a promuovere le quote rosa ad ogni livello della società? A protestare per la bocciatura della "parità di genere" in Parlamento? A criticare la "satira sessista" e a difendere Laura Boldrini e le deputate Pd dagli insulti "a sfondo sessuale" del Movimento 5 Stelle? Non è che anche per voi, care femministe, la vita di certe donne valga meno di quella di altre?
È di scottante attualità, in Francia, una polemica che vede la maggioranza delle militanti femministe dileggiare e insultare le prostituite organizzate in associazioni volontarie, escludendole da battaglie cui vorrebbero prendere parte al fianco di tutto il genere femminile. Non credo che la posizione delle femministe italiane sia diversa. Non credo, insomma, che abbiano mai messo in discussione l’autoreferenzialità di ideologismi grotteschi e esasperati, lontani anni luce dalle sacrosante lotte di emancipazione del passato; preconcetti che rivelano tutta la loro infausta portata nel momento in cui arrivano a respingere un’umanità a volte sofferente e a volte allegramente disinvolta, ma sempre ferita ed emarginata.
«Nel mondo esiste la bellezza ed esistono gli oppressi», diceva Albert Camus. «Per quanto difficile possa essere, voglio restare fedele ad entrambi».

Manuel Lambertini