lunedì 28 febbraio 2011

Annie Girardot

Annie Girardot in una scena de I compagni (1963)
Annie Girardot «si è spenta serenamente» all’ospedale Lariboisière di Parigi. Aveva 79 anni. Nel 2006 era stata colpita dal Morbo di Alzheimer. Le erano accanto la figlia, Giulia Salvatori, e la nipote Lola Vogel. La triste notizia, sui media italiani, è inspiegabilmente passata sotto silenzio.
A regalarle grande notorietà fu Luchino Visconti, che nel 1960 le offrì il ruolo di Nadia in Rocco e i suoi fratelli. Al fianco di un venticinquenne Alain Delon e del futuro marito Renato Salvatori, Annie Girardot prestò il proprio volto al personaggio tormentato e commovente di una prostituta contesa tra due uomini. Una donna bellissima e indecifrabile: una creatura destinata ad espiare, da vittima sacrificale, non solo l’ipocrisia della mentalità dominante, ma anche il troppo amore dei suoi amanti, e l’emarginazione a cui la Milano industriale e borghese costringeva gli immigrati meridionali.
Jean Cocteau la definì «il più bel temperamento drammatico del dopoguerra». E Mario Monicelli le affidò un’altra interpretazione memorabile nel più sottovalutato dei suoi film, I compagni (1963). Ancora una prostituta, un’accompagnatrice d’alto bordo, nella Torino delle prime rivolte operaie. Una figura fintamente disinvolta, di umili origini ma con ricchi clienti, in apparenza affrancatasi da un destino ignobile e mortificante. L’incontenibile affetto per la sua limpida vitalità, nello sguardo di Monicelli come in quello di chiunque la osservi, non degenera mai nel paternalismo; e la sua stessa coscienza sembra risvegliarsi grazie al fugace incontro con il professor Sinigaglia: un Marcello Mastroianni nelle vesti di agitatore rivoluzionario, che introduce il germe dello sciopero tra i lavoratori tessili torinesi.
In Italia, il nome di Annie Girardot è legato ad opere indimenticabili. È stata protagonista de La donna scimmia (1964) di Marco Ferreri, per il quale recitò anche ne Il seme dell’uomo (1969) e in Dillinger è morto (1969). Ha lavorato, tra gli altri, per Sergio Corbucci, Paolo e Vittorio Taviani, Francesco Maselli, Ugo Gregoretti, Duccio Tessari, Luigi Comencini e Giuseppe Patroni Griffi... Ma anche in patria riuscì a togliersi non poche soddisfazioni. Come la lunga e proficua collaborazione con Claude Lelouch. O come il Premio César, che le fu assegnato due volte, nel 1977 con Il caso del dottor Gailland di Jean-Louis Bertucelli e nel 2002 con La pianista di Michael Haneke.
In questi ultimi anni, la malattia non l’aveva completamente sottratta alle scene. Alla pubblicazione dell’autobiografia Partir, revenir (2003) – e per testimoniare la disperata lotta dell’attrice contro l’Alzheimer – si erano aggiunti il libro La Memoire de ma mère (2007) di Giulia Salvatori e un documentario di Nicolas Baulieu, Annie Girardot. Ainsi va la vie (2008).

Manuel Lambertini

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