domenica 11 settembre 2011

Azzollini

Ricordarsi della sua faccia non risulta molto difficile. Lo è molto di più credere che proprio lui, il senatore Azzollini, sia relatore della manovra economica ora all’esame del Parlamento, nonché Presidente della Commissione Bilancio del Senato. A lui è da far risalire anche la paternità dell’art. 8 della manovra, che introduce il licenziamento senza giusta causa in deroga all’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. E reca la sua firma l’emendamento che recepisce l’accordo interconfederale del 28 giugno scorso: i contratti sottoscritti dalla maggioranza dei sindacati saranno validi «per tutti i lavoratori», e con l’assenso delle stesse organizzazioni sindacali si potrà derogare all’obbligo di reintegro previsto per i lavoratori licenziati senza giusta causa.
Ma chi è Antonio Azzollini, l’improbabile regista del fortunato colpo di mano? Forse l’unico uomo politico ad essere sindaco di un comune con più di 60.000 abitanti – la natia Molfetta – e contemporaneamente senatore e Presidente di Commissione. Già primo cittadino del comune pugliese, nel 2008 aveva rassegnato le dimissioni per poter partecipare (con successo) alle elezioni in Senato, salvo poi ricandidarsi e sconfiggere il democratico Mino Salvemini. Classe 1953, è avvocato dal 1984. Della sua formidabile carriera politica, la prima cosa che salta agli occhi è la vecchia militanza comunista. I terreni della sinistra, per la verità, il senatore Azzollini li ha battuti un po’ tutti: dal Partito di Unità Proletaria ai Verdi, al Pci-Pds. Poi l’adesione al Partito Popolare Italiano, e l’ingresso in grande stile nella neonata Forza Italia: perché non poteva «rimanere ucciso ideologicamente sotto le macerie del Muro di Berlino».
Poche volte ha goduto della visibilità che ha oggi, ma sempre grazie a exploit di tutto rispetto. Irresistibili le sue imprecazioni in dialetto barese durante la seduta del consiglio comunale che, nel settembre 2008, seguì alla decisione del Tar di imporre una minima presenza femminile in Giunta.  Provocò invece una levata di scudi la proposta, poi ritirata, di tagliare le tredicesime a magistrati, poliziotti, carabinieri, vigili del fuoco, personale di carriera prefettizia, professori e ricercatori universitari… È infine di stretta attualità il pacchetto anti-evasione, con provvedimenti che prevedono il carcere per chi evade più di 3 milioni di euro e la pubblicazione on-line delle dichiarazioni dei redditi.
Ma tra la commedia all’italiana e il noir, si sa, il confine è spesso incerto: a giugno un’inchiesta della Procura di Trani, l’operazione «Mani sulla città», ha svelato abissi di illegalità e di corruzione gravitanti attorno al Comune di Molfetta. 51 le persone indagate, 9 gli arresti. Secondo gli inquirenti, l’attività amministrativa dell’Ufficio Tecnico del Comune era stata interamente dirottata verso interessi privati, a beneficio dello studio di progettazione riconducibile all’ing. Rocco Altomare, dirigente del’UTC di Molfetta. Gravissime le ipotesi di reato: associazione a delinquere finalizzata a corruzione e concussione, abuso d’ufficio, reati contro la pubblica amministrazione, reati ambientali implicanti notevoli rischi di natura idrogeologica... Il sindaco Azzollini, che pure non risulta tra gli indagati, ha finora ignorato le numerose richieste di dimissioni. Ma la farsa che lo vede protagonista non diverte più come prima.

Manuel Lambertini

Nessun commento:

Posta un commento