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Giorgio Napolitano e Barack Obama al Quirinale, 8 luglio 2009 |
Nessuno ha avuto il coraggio di dire che li abbiamo invece traditi, quei valori. Che gli otto anni di Amministrazione Bush hanno cavalcato proprio quello scontro tra civiltà che Obama e le rivolte arabe sembrano aver momentaneamente riposto nel cassetto. Che a Guantanamo e ad Abu Ghraib abbiamo deliberatamente calpestato «i diritti umani, lo stato di diritto, la libertà e il rispetto per la vita». E se qualcuno riesce ad annoverare l’assassinio di Bin Laden tra gli «importanti risultati raggiunti», è assai più difficile fare lo stesso con la criminale invasione dell’Iraq e con l'occupazione dell’Afghanistan. Con buona pace della «solidarietà internazionale e multilaterale», ben presente al tempo della guerra contro i Talebani, ancora una volta abbiamo promosso la democrazia solo se compatibile con gli interessi occidentali, sostenuti da quelle stesse dittature che la Primavera Araba ha spazzato via. Unilaterale è stata l’Operazione Iraq Freedom, lanciata da Usa e Gran Bretagna sulla base di inenarrabili menzogne. E unilaterali sono state le tante offensive scatenate da Israele, in Cisgiordania come in Libano, come a Gaza, dove lo Stato ebraico ha smantellato le proprie colonie, sempre unilateralmente, nel 2005.
Inevitabile conclusione: il messaggio con cui Napolitano sotterra dieci anni di crimini e di fallimenti è un capolavoro di politically correct. Obbligato, certo. Speriamo almeno non sia sincero.
Manuel Lambertini
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