sabato 19 novembre 2011

La notte è piccola per noi


Alice ed Ellen Kessler, Manuel e Veronica, Teatro Nuovo, Repubblica di San Marino, 18 novembre 2011

Che dire? Un blitz da manuale, no? Soprattutto se considerate che è stato magistralmente eseguito in un Paese straniero, la Repubblica di San Marino, e in un teatro che non avevo mai sentito nominare (come ogni altro teatro di San Marino, del resto). Insieme ad Alessandro Benvenuti, a Rosalinda Celentano e ad altri quindici attori, Alice ed Ellen Kessler hanno appena iniziato la tournee di un nuovo spettacolo: Dr. Jekyll e Mr. Hyde. Spettacolo di cui non avevo i biglietti e che sapevo di non poter vedere, purtoppo, nonostante il personale di sala mi abbia gentilmente invitato ad assistere agli ultimi cinque minuti. L'invito, inutile dirlo, non è caduto nel vuoto.
Posso immaginare la faccia di chi ha avuto la pazienza di leggere fino a qui… “E tu sei andato a San Marino solo per una foto con le gemelle Kessler? Senza nemmeno vedere lo spettacolo???”
Affermativo!
Non lasciatevi ingannare dalla nostra apparente tranquillità e dall’atmosfera distesa che la macchina fotografica ha maledettamente consegnato ai posteri: le ragazze avevano fretta, ed erano sotto il fuoco incrociato dei più temibili acchiappavip della Romagna. Il bottino, viste le condizioni, è stato più che soddisfacente: foto con Benvenuti, con la Celentano e con le Kessler insieme, oltre ad un autografo razziato alla sola Alice.
Diciamo subito una cosa: la ragazza sulla sinistra non è un’intrusa. Si chiama Veronica. A dirla tutta, l’intruso sono io, visto che se non fosse stato per lei e per Cristian non avrei potuto aggiungere le gemelle Kessler agli oltre 1230 personaggi che ho accalappiato negli ultimi sette anni… Non sto scherzando: lì al centro mi do fastidio da solo, se penso che Veronica non ha avuto il tempo di farsi scattare altre fotografie. C’è solo una cosa positiva: se vorrà continuare a guardare questa foto senza moti di rabbia, non dovrà mai litigare con me!
Avrete capito: sono stati Cristian e Veronica a venirmi a prendere alla stazione di Forlì e ad accompagnarmi a San Marino in macchina. Più il ritorno, naturalmente. E che ritorno…
A operazione ultimata, raggiungo con loro la stazione di Forlì, poco prima dell’una di notte. Come previsto, per Bologna non ci sono più treni. Bisogna scendere a Rimini con un Espresso dell’1.07 (l’unico possibile) e risalire al capoluogo emiliano con un altro Espresso delle 2.30. Oppure con un Intercity delle 3.39. Rispettivi orari di arrivo a Bologna: 3.30 e 4.39. Faccio il biglietto per Rimini. Poco dopo l’altoparlante annuncia un leggero ritardo. Cinque minuti che diventano dieci, poi quindici, poi venti, poi trenta. Poi il colpo più duro: «Annuncio ritardo. Il treno Espresso 16.17 proveniente da Milano Centrale e diretto a Bari Centrale delle ore 1.07 arriverà con 60 minuti di ritardo, diversamente da quanto già annunciato. Ci scusiamo per il disagio». Il treno delle 2.30 che da Rimini mi avrebbe dovuto portare a Bologna ormai era perso. “C’è sempre quello delle 3.39”, mi azzardo a pensare in quel momento... “Forse quello ho ancora qualche speranza di prenderlo, almeno se riesco a partire da qui per le 3.00”. Macché! A colpi di annunci, il ritardo dell’Espresso 16.17 sarebbe più che raddoppiato, toccando quota 2 ore e 35 minuti. Il treno in questione ha fatto la sua comparsa alle 3.40, tra il sollievo dei pugliesi che affollavano la stazione, ma solo dopo essersi assicurato che il mio treno per Bologna delle 3.39 fosse già partito da Rimini! Ve la faccio breve: dopo aver regalato 4 euro e 40 cent. a Trenitalia con un biglietto per Rimini non utilizzabile (anche 4 centesimi sarebbero stati troppi, visto il destinatario), ho passato la notte a Forlì aspettando un treno, stavolta puntuale, delle 4.59 (Trenitalia deve aver pensato che farlo passare alle cinque sarebbe stato più scoraggiante). Insomma: sono arrivato a Bologna che mi era già cresciuta la barba, mentre gli uccellini, intirizziti dal freddo, cominciavano a cinguettare e mio padre faceva colazione.
«Fai poco casino, alla mattina presto!» mi ha detto.
«Non è mattina presto» gli ho risposto. «È sera tardi».

Manuel Lambertini

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