sabato 27 ottobre 2012

Tuttobenigni ‘60

«Il 27 di ottobre è il giorno in cui nascono i poeti»: così nel 2005 Adriano Celentano introduceva l’ospite di punta della sua trasmissione più riuscita, Rockpolitick. Difficile dire se sapesse che il 27 ottobre 1736 era venuto alla luce il grande poeta irlandese James Macpherson. O che il 27 ottobre 1901, a Palermo, nasceva Lucio Piccolo. Oppure che il 27 ottobre 1914 la città di Swansea, grande centro del Galles meridionale, dava i natali a Dylan Thomas. Ma poi a chi sarebbe importato? Celentano stava preparando il pubblico ad una nuova, straripante incursione televisiva di Roberto Benigni, che proprio in quei giorni tornava sul grande schermo con il più poetico dei suoi film, La tigre e la neve. Film che deluse, e che la stampa americana liquidò come uno dei peggiori dell’anno: «l’innocenza della sua persona, che una volta era attraente, con il tempo si è inacidita», scrisse ad esempio il Daily News, assai più benevolo delle altre testate… Da allora, il premio Oscar che già con Pinocchio (2002) aveva vinto il Razzie Award come peggior attore protagonista – a solo pochi anni di distanza dal trionfo de La vita è bella (1997) –, ha saputo porre la sua incrollabile popolarità al servizio della riscoperta di Dante e di encomiabili battaglie civili. Talvolta condannato a trasformarsi in opinion leader, ma ancora capace di resistere ad ogni tentazione autocelebrativa.
Roberto Benigni compie oggi sessant’anni, quaranta dei quali trascorsi a calcare il palcoscenico. Molte deliziose immagini tornano alla memoria, e altrettante il futuro ne riserverà. Con l'amara consapevolezza che alcuni dei suoi speciali compagni di viaggio non potranno assaporare questa gioia: Fellini, Troisi, ma anche il non abbastanza compianto Giuseppe Bertolucci.
Ed ora che questo eterno folletto si appresta a rendere omaggio alla Costituzione italiana, il 17 dicembre su Rai 1, come non ricordare le parole che Eugenio Scalfari scrisse dopo aver assisitito alla sua liberatoria apparizione a Sanremo 2011? «Non so come abbiano reagito e cosa abbiano sentito dentro di loro i tanti milioni di telespettatori. So che io me lo sarei abbracciato quel burattino ridente e sudato che è una grande ed amata persona».


Manuel Lambertini

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