sabato 23 luglio 2011

Amy Winehouse

È morta a 27 anni, come Kurt Cobain, Jimy Hendrix, Jim Morrison, Brian Jones e Janis Joplin. La «maledizione del rock» non ha perdonato neanche a lei quella pulsione autodistruttiva che troppe volte accompagna gli artisti di talento. Prima una psicosi maniaco-depressiva, unita a disturbi di bulimia e anoressia, poi la dipendenza da farmaci, alcol e droga: oggi un cocktail esplosivo ne ha provocato il decesso, in circostanze ancora da chiarire. È morta da sola, nella sua casa vicino Londra, lontana da quei flash e da quelle telecamere che impietosamente ne avevano documentato tutte le disavventure: per la gioia dei tabloid scandalistici e tra i sorrisi maligni di un pubblico superficiale. L’opera compiuta in vita le permetterà forse di entrare nella leggenda. Ma lo spegnersi della sua voce, tra le convulsioni dell’ultimo eccesso e lo spasimo di un malessere insanabile, è un prezzo troppo alto, lontano da ogni idea di giustizia.


Manuel Lambertini

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