sabato 21 maggio 2011

Un’altra cosa

Maurizio Cevenini, Virginio Merola e Raffaele Donini
«Bologna è un’altra cosa». Ricordo di aver sentito questa frase nel giugno del 2009, in una Piazza Maggiore gremita di sostenitori del Partito democratico, durante la campagna elettorale per le scorse elezioni amministrative. A scandirla tra gli applausi era Flavio Delbono. Ma non importa. Gli elettori bolognesi hanno rigato dritto anche stavolta. Non ci hanno riservato brutte sorprese. E se Dio vorrà trascorreremo i prossimi cinque anni senza grossi sconvolgimenti, magari all’insegna della buona amministrazione... L’offensiva della Lega è stata respinta, e questa è la cosa più importante. Le tensioni tra le fila della maggioranza e del governo nazionale, dopo la clamorosa sconfitta a Milano, si sono moltiplicate. Tutte buone notizie, dunque. Tante tessere di un mosaico ancora incompleto, ma sufficiente ad aprire uno scenario nuovo. Il centrosinistra ha conquistato al primo turno tredici comuni capoluogo (Torino, Bologna, Savona, Ravenna, Fermo, Arezzo, Siena, Benevento, Salerno, Barletta, Olbia, Villacidro e Carbonia) contro i quattro del centrodestra (Latina, Caserta, Catanzaro e Reggio Calabria) ed è in vantaggio in buona parte delle città e delle province che andranno al secondo turno.
«Fatto salvo Milano, che per noi è stata una vera sorpresa, sul resto i numeri dimostrano una sostanziale parità fra centrodestra e centrosinistra», ha dichiarato il coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini. Lo ha detto con la stessa faccia con cui nel marzo del 2010 annunciava che i manifestanti del Pdl in Piazza San Giovanni erano «più di un milione», a fronte delle 150.000 persone rilevate dalla Questura di Roma. Insomma, i toni sommessi e gli imbarazzati silenzi non devono ingannare: questa destra non si smentisce mai. Con l’apparizione del premier a reti unificate siamo solo alle prime avvisaglie di un annunciato susseguirsi di bassezze. E la vergognosa diffamazione che si è abbattuta su Giuliano Pisapia sta già cedendo il passo al peggiore allarmismo anti-immigrazione.
È incoraggiante sapere che Bologna non verrà umiliata da uno spettacolo simile. Il Pdl locale ha perso la metà dei consensi accordatigli alle ultime elezioni europee, con un travaso alla Lega Nord che non ha permesso a Bernardini di sfondare. «Complimenti al nuovo sindaco», si è limitato a dire il candidato leghista. «Forse a certi bolognesi è mancato il coraggio e ha vinto l’ideologia». Già, il coraggio. A votarlo ci voleva un bel coraggio. Soprattutto dopo l’inquietante sfilata di ministri leghisti giunti in città nelle ultime settimane. Su tutti, Giulio Tremonti, il leghista del Pdl che già si erge a nuovo capocomico: «Quando mi hanno detto che le primarie del Pd le aveva vinte uno che si chiama Merola pensavo di essere a Napoli. Invece ero a Bologna. Troppe persone vengono da fuori e il prossimo sindaco potrebbe chiamarsi Ali. Anzi Ali Babà. Così i babà li dà a Merola».
Ma sì, ha vinto l’ideologia. Ha prevalso il voto di appartenenza. E adesso vorrei abbracciare, uno per uno, tutti quei vecchietti che ancora affollano gli stand delle Feste dell’Unità, semplici e un po’ diffidenti, arrabbiati con gli «zingari» e coi «marocchini» – siano questi ultimi del Maghreb o della provincia di Napoli – ma sempre fedeli al partito. Loro il centralismo democratico ce l’hanno nel sangue. Loro non tradiscono, per quanto possano minacciare la diserzione delle urne fino all’ultimo giorno di campagna elettorale. È anche grazie alla loro ideologia (e, diciamolo pure, al loro incrollabile buonsenso) se Virginio Merola può festeggiare la vittoria al primo turno delle elezioni amministrative. Ma quanto accadrà tra cinque anni, in un’Italia e in una Bologna libere dalla zavorra berlusconiana, dipenderà solo da lui.

Manuel Lambertini

1 commento:

  1. E' vero caro Manuel, ma purtroppo di quei vecchietti che abbracceresti uno ad uno
    e che hanno contribuito a rendere la nostra città una delle più vivibili,ce ne saranno sempre meno.

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