lunedì 4 aprile 2011

I sessant’anni del «Principe» De Gregori

Il sessantesimo compleanno, nella quarantennale carriera di Francesco De Gregori, coincide con un nuovo inizio. Trent’anni dopo il tour di Banana Republic, canta di nuovo insieme a Lucio Dalla in Work in Progress (2010), e torna ad infiammare i teatri di tutta Italia.
Tra indimenticabili successi e qualche momento di sconforto, il «Principe» dei cantautori italiani ha attraversato con ostinazione una straordinaria avventura artistica, oggi ripercorsa dal volume di Claudio Fabretti Francesco De Gregori. Fra le pagine chiare e le pagine scure (Arcana edizioni, 2011). Dagli esordi al Folkstudio di Roma nel 1970 al primo tour con Antonello Venditti, e all’album Theorius Campus (1972). Poi la visibilità come cantante solista grazie ad Alice, e il successo con Rimmel nel 1975. Di qui la collaborazione con Fabrizio De Andrè, che per lui sarebbe rimasto un insostituibile punto di riferimento, e il successivo album Bufalo Bill (1976), realizzato con la partecipazione di Lucio Dalla e Ivan Graziani. «Dylaniano fino al midollo», il 2 aprile 1976, durante un concerto al Palalido di Milano, De Gregori fu “processato” sul palco dai collettivi studenteschi con l’accusa di ricevere cachets troppo alti e di non destinarli alle lotte operaie. Dopo un ritiro di due anni, riapparve sulle scene accompagnato dalle note di Generale e di Ma come fanno i marinai (1978), preludio del lungo sodalizio con l’amico Dalla. Poi si susseguirono canzoni come Viva l’Italia (1979), Titanic (1982), La storia (1985), Il bandito e il campione (1993)… Fino alla più recente Vai in Africa, Celestino! (2005), che già suona come un classico.
A dispetto del pur autorevole filone narrativo-storico-politico, è nelle canzoni d’amore «virate a tinte fosche», scrive Fabretti, che si è consumata «la sua più importante rivoluzione semantica e concettuale». È sempre stato un artista libero, Francesco De Gregori. Sempre in equilibrio sul crinale delle emozioni. Sempre combattuto tra il rischio di una dolcezza forzata e i più coinvolgenti afflati narrativi. Ed è proprio per questo che al «Principe» De Gregori si deve perdonare tutto. Anche quel carattere impossibile che negli ultimi anni sembra essersi attenuato. E perfino il suo inossidabile legame con Marco Pannella!


Manuel Lambertini

1 commento:

  1. Grande De Gregori. Mi ricorda una Festa dell'Unita' del '74 al parco Colombarola di Corticella dove cantava Pablo e Rimmel. Forse con me c'era anche tuo padre (eravamo in bici)Saluti da Maurizio Giordani.

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