Alla morte di Ted Hughes, nell’ottobre
1998, la Corona
britannica perse il poeta laureato in carica, la figura tradizionalmente
investita del compito di tessere le lodi della famiglia reale e dell'Impero. Come suo
successore, dalle pagine del Guardian
venne avanzata la candidatura di Tony Harrison, poeta libertario, operaista e
antimonarchico, nato nel 1937
in una modesta famiglia di Leeds, celebre per uno stile
dissacrante e maccheronico. Il diretto interessato reagì alla sua maniera. In
versi. Compose un poemetto di venticinque quartine a rima alternata molto simile
alla sceneggiatura di un film, L’in-ceppo
del laureato (1999), a perpetua memoria di una fiera irriverenza. Vi compaiono
l’illustre predecessore Thomas Grey, che nel 1757 rifiutava l’umiliazione di
diventare «accalappiatopi per Sua Maestà»; sua moglie, attrice impegnata a
vestire panni di Elisabetta nel Riccardo
III di Shakespeare; la sovrana attuale e il principe Carlo; e anche il
«tirapiedi» Andrew Motion, che sarà poi chiamato a ricoprire il prestigioso
incarico di Poet Laureate per i dieci anni successivi. Il finale del poema è un
inno alla libertà venato di un’ironia amara e leggera.
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Tony Harrison (Leeds, 30 aprile 1937) |
L’in-ceppo del laureato
Alla regina
Elisabetta
Mi costerna vedere il mio nome sui giornali
fra i candidati per un lavoro che non cerco.
I cigni possono essere domestici, muti o mansueti
ma nessun custode di cigni mi segnerà il becco.
Mi irrita specialmente che la cosa succeda
sul Guardian dove pubblicai
la mia Ode per l’abdicazione di Carlo III auspicando
che l’Inghilterra sia finalmente repubblica.
Ho scritto quanto sopra iersera, ma quanto segue
l’ho scritto il brutto giorno che Ted Hughes morì
e per togliermi di lista faxerò il testo
al Guardian che lo metterà
spero in bella vista:
Certo ispirato dal Tg delle
tredici
il libraio antiquario, ignorando
i miei librini,
sposta tutti i suoi Ted Hughes di
seconda mano
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Ted Hughes, Crow, 1970. |
dallo scaffale «Poesia» alla
vetrina.
La morte di un poeta fa paura
agli altri poeti,
dà il timor mortis di Dunbar, e il terrore
di passare ai remainders senza essere letti,
ma almeno Crow è qui composto con ogni onore,
la copertina in vista, non solo
il dorso.
Almeno i tuoi libri li mettono in
mostra.
Dubito che faranno lo stesso per
i miei,
mentre compro quattro tomi di un
vecchio Thomas Gray.
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Ted Hughes
(Mytholmroyd, 17 agosto1930 - Londra, 28ottobre 1998) |
Ho appreso qui a Stratford che
Ted è morto,
e ho desiderato il mio amore,
incastrata sulla scena
a far la parte della regina
Elisabetta nel Riccardo III,
per non rattristarmi pensando che
ho quasi l’età di Ted.
Mentre lei passava in rassegna
gli orrori più sanguinari,
infanticidi, stupri, ambizioni di
troni,
ho passeggiato un po’ sulle rive
dell’Avon.
Il sacchetto di plastica con Gray
mi pesava in mano.
Le zampe dei cigni pestavano il
fango dell’alzaia.
Non si arrischiavano sull’Avon
per paura
del fiume in piena, si
spaccherebbero il collo
scaraventati dalla corrente nella
chiusa.
Mentre il mio amore dava due
recite del Riccardo III
mi sono coricato e ho letto
dall’inizio alla fine
tutti e quattro i tomi di Gray,
trovando le parole
le qualità saponacee del vin secco
in una lettera che val la pena di
conoscere
specie per i giornalisti poco
pratici di versi
che si chiedono quale poeta dopo
Hughes
avrà il posto che Gray non
crederebbe possa ancora esserci.
Potrei, data la pratica,
parafrasare
nelle quartine abab della sua Elegia,
queste osservazioni di Thomas
Gray
ma le cito in prosa, testuali.
Per quanto io sappia bene le blande emollienti saponacee qualità del
vin secco e dei quattrini, tuttavia se un grand’uomo mi dicesse «Ti farò
accalappiatopi per Sua Maestà, con un salario di trecento sterline l’anno e due
botti del miglior Malaga, e per quanto sia costume, in ossequio alla
tradizione, accalappiare uno o due topi in pubblico ogni anno, tuttavia nel
vostro caso signore non faremo storie per questo», non credo che mi getterei
sulla cosa.; e persino se lasciassero cadere il nome stesso dell’incarico, e mi
chiamassero Sinecura di sua Maestà, credo mi sentirei ancora un po’ impacciato,
e penserei che tutti quelli che incontro sentono su di me l’odore di ossa di
topo…
Fino ad oggi l’incarico ha sempre umiliato chi lo ha accettato (anche
in un’età quando un re era qualcuno), se era uno scrittore mediocre rendendolo
più cospicuo, e se era bravo mettendolo in guerra con i pesciolini della sua
professione, perché ci sono poeti abbastanza piccoli da invidiare persino un
poeta laureato.
(19 dicembre 1757)
Così diceva Gray, due e più
secoli or sono,
con pensieri che trovo molto
simili ai miei
e chiunque conosce le mie opere
saprebbe
quali parole di Gray io
sottolineerei.
E il nuovo accalappiatopi per la
regina attuale,
che a palazzo deve aver molti
topi svelti e grassi,
anche se si lava e deodora dopo
ogni battuta
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Ritratto di Thomas Gray
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porta un’uniforme di prezzolato
che puzza di ratto.
Non deve esserci successore di
Ted Hughes.
«Le qualità saponacee del vin
secco»
sono puro veleno se i poeti stipendiati
perdono
la libertà perché prezzolati
dalla Corona o dal Capo di Gabinetto.
Né Carlo deve succedere alla
regina presente
così risparmiandoci l’ode
d’incoronazione di un adulatore.
Vorrei che tutte le odi di questo
tipo che si son mai scritte
fossero mandate al macero da una
democratica nazione.
Ci sono poeti monarchici che ci
proveranno?
Forse avranno in cambio del loro
fegato una giarrettiera.
Non mi sentirete sospirare di
invidia.
Piuttosto essere libero e niente
damigiane,
libero di non dover gonfiare il
matrimonio di un principe,
libero di mandare a quel posto
Tony Blair,
di scrivere un’ode sulla
decapitazione di Carlo I
e deprecare la restaurazione del
suo erede
(la settimana scorsa speravo che gli aspiranti laureati
quel gregge di tirapiedi bravi a promuovere se stessi
affilassero i loro talenti sull’ascia del boia
ma sembra esserci l’epidemia dell’in-ceppo del laureato:
è vero che il 30 gennaio 1649
è una data difficile da usare per candidarsi,
comunque l’anniversario del regicidio è passato senza un verso
da tirapiedi come Andrew Motion, che divinizzò Lady D),
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Andrew Motion (Londra, 26 ottobre 1952) |
libero di scrivere ciò che penso
deve essere scritto
libero di coprire di disprezzo
Downing Street,
libero di attaccare la Gran
Bretagna di Blair
(e di allitterare scompostamente
come qui!),
libero di scrivere esattamente
come voglio
e ascoltare i fantasmi di Milton
e Thomas Gray.
Non rimpiangiamo per le poesie da
laureato
Ted Hughes o altri che ebbero
quel posto in passato.
E libero, una volta che Riccardo
è caduto e Richmond salito
sul trono malconcio con in capo
una corona ammaccata
e intorno vedove pallide e
distrutte dal dolore,
quando la mia regina si è tolta
il cerone e viene a letto,
di baciare la mia dedica, calda
di scene
di furia regale, rabbia, lotte…,
baciarne via
(come baciamo gli uguali e non le
regine)
il gusto amaro del dramma
sanguinario di Shakespeare.
La morte di un poeta fa paura
agli altri poeti,
la morte di un re ai re, ma sotto
le mie lenzuola,
c’è la regina Elisabetta, e giù
dal letto
tombolano queste quartine e i
quattro tomi di Gray.
Tony Harrison
[1999]
Tony Harrison è l’ospite d'onore del Poesia Festival 2013, dal 19 al 22 settembre, organizzato dall’Unione Terre di Castelli e
dai Comuni di Castelfranco Emilia, Maranello e Vignola.
Manuel Lambertini