In morte di Federico Fellini
Federico Fellini (Rimini, 20 gennaio 1920 - Roma, 31 ottobre 1993) |
Quando muore Fellini il grido è
forte,
Spacca la terra che improvvisa
piange,
Lacrime dal Marecchia fino al
Gange
Alluvionano il mondo alla sua
morte.
Quel giorno dimmi chi non
lacrimava?
Nemmeno la persona, la più
frigida,
Pianse Rondi co’ Akira Kurosawa,
Pianse la Loren con la Lollobrigida.
Pianse Anita e Marcello, pianse
il Sole,
Pianse Mollica lacrime a
bizzeffe,
Pianse anche i verbi e tutte le
parole
Che, quel giorno, cominciavano
per effe.
Quando muore il maestro d’Amarcorde,
Anche i poeti abbassano le teste,
Era più bello lui d’Harrison Forde,
Era più sexy lui di Mae Weste.
Era leggero come Cavalcanti,
Saggio come i filosofi tedeshi,
Umano come sanno esserlo i santi,
Profondo come Fjodor Dostoesky.
Elegante, narciso, mai avaro,
Lui era insieme Topolino e Pippo.
Lugubre come Antonio Fogazzaro,
Federico Fellini e Roberto Benigni sul set de La voce della Luna (1990) |
Buffo come Peppino De Filippo.
Quando dava l’azione con un
rombo,
Il set si illuminava d’alabastro,
Era come Cristoforo Colombo,
Un condottiero come Fidel Castro.
Lo studiavano le psicanaliste
Ma a lui nessuno mai tolse le
brache.
Fellini aveva più forza di
Maciste
E più immaginazione di Mandrake.
Dolce come Verlaine, come
Beatrice,
e maledetto come James Dean.
Casto della purezza di Euridice,
E intelligente come RinTinTin.
M’han detto ch’era morto, ebbi
uno shocke,
come se fosser morte le
albicocche!
Fellini, m’hai avviluppato con le
tue passioni
E per saluto estremo ti dirò,
Citando un bel refrain di Little Tony,
Che t’amo, t’amo, t’amo e t’amerò!
Roberto Benigni
Accadeva vent’anni fa, il 31 ottobre 1993. Il giorno prima ricorrevano i
cinquant’anni di matrimonio con l’attrice Giulietta Masina, che sarebbe
scomparsa nel marzo dell’anno successivo. Alle esequie di entrambi il trombettista Mauro
Maur eseguì le musiche di Nino Rota, l’Improvviso dell’Angelo e La Strada.
E ai versi di Benigni fecero eco le parole dell’amico e concittadino Sergio
Zavoli, che da allora non avrebbe più smesso di onorare la memoria del maestro: «La scomparsa di
Fellini ha qualcosa di innaturale, come se un’estate, di colpo, smettessero di
farsi udire i grilli, il mare, gli uccelli. Come se le lucciole smettessero di
palpitare nel grano. […] Continueremo ad aspettare che dall’orizzonte vengano i
tuoi sortilegi: donne come capodogli, padri come fantasmi, navi come castelli,
e poi fughe di Bach e marcette di clown, innocenze e ludibri, cielo imbronciato
e azzurre nevicate primaverili».
Manuel Lambertini