Giacomo Biffi (Milano, 13 giugno 1928 - Bologna, 11 luglio 2015) |
Da arcivescovo
di una città come Bologna, dove ogni frizione finisce sempre per smorzarsi in
una bonarietà avvelenata di rancore, dove tutte le fratture si ricompongono
all'insegna di un politicamente corretto venato di ipocrisia, il cardinale Giacomo Biffi interpretò il proprio ruolo di pastore con una franchezza
strepitosa. Pungolava senza tregua la cittadinanza bolognese, randellava senza
grazia le amministrazioni locali e i governi nazionali. Ravvivava l'ortodossia cattolica con un gusto per la provocazione che, insieme al suo profilo
da irriducibile, doveva aver mutuato dalle umili origini familiari.
Ero
molto piccolo, ma ricordo benissimo gli ultimi anni del suo mandato. Avevo meno
di dieci anni quando, durante un raduno di Estate Ragazzi ai Giardini
Margherita, ricevetti l’Eucarestia dalle sue mani.
Una volta, alle scuole
elementari, scrissi un tema di cui la maestra Rosanna disse: “Questo piacerebbe
molto al cardinale Biffi!”. Ne fui fierissimo. Di quel tema ricordo solo che mi
era stato chiesto dove avrei voluto far nascere Gesù in epoca contemporanea, ed
io avevo scelto il Vietnam.
Un’altra
volta lo vidi in una strada di montagna a Lizzano in Belvedere, mentre ero
impegnato in una faticosissima passeggiata con mio nonno Gerardo: la sua auto
blu ci sfilò lentamente accanto, e i commenti del nonno mi aiutarono a capire
che alcuni hanno Dio dalla loro parte, altri no.
Con
Biffi penso di aver condiviso solo il segno zodiacale, perché compivamo gli
anni lo stesso giorno: il 13 giugno 2008 io raggiunsi la maggiore età, lui festeggiò
gli 80 anni con una celebrazione solenne al Santuario della Madonna di San
Luca. Mi sarei precipitato lì, se avessi saputo la notizia in tempo.
Insomma,
è molto quello che resta del cardinale Biffi. Perché era un pastore che non
aveva dimenticato la funzione primaria del bastone. Dio solo sapeva quanta fatica gli
costasse lasciare l’ultima parola al perdono. Eppure ci è sempre riuscito. Di
questo, davvero, sono sicuro.