«[...] Nella
stessa misura in cui non capisco il potere, io capisco chi avversa il potere,
chi censura il potere, chi contesta il potere, soprattutto chi si rivolta al
potere imposto con la brutalità. Alla disubbidienza verso i prepotenti ho
sempre guardato come all'unico modo di usare il miracolo d’essere nati. Al
silenzio di chi non reagisce e anzi applaude ho sempre guardato come alla vera
morte di una donna o di un uomo. E ascolta: il più bel monumento alla dignità
umana per me resta quello che vidi su una collina del Peloponneso, insieme al
mio compagno Alessandro Panagulis, il giorno in cui egli mi condusse da alcuni
resistenti, ed era l’estate del 1973, Papadopulos era ancora al potere. Non si
trattava di un simulacro, e nemmeno di una bandiera, ma di tre lettere, OXI,
che in greco significan NO. Uomini assetati di libertà le avevano scritte tra
gli alberi durante l’occupazione nazifascista e, per trent’anni, quel NO era
rimasto lì: senza sbiadirsi alla pioggia ed al sole. Poi i colonnelli lo avevan
fatto cancellare con una mano di calce. Ma subito, quasi per sortilegio, la
pioggia e il sole avevan sciolto la calce. Sicché giorno per giorno le tre
lettere riaffioravano testarde, disperate, indelebili».
Oriana Fallaci, Intervista
con la storia, Milano, Rizzoli, 1977.
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