William S. Burroughs (Saint Louis, Missouri, 5 febbraio 1914 – Lawrence, Kansas, 2 agosto 1997) |
Giorno del Ringraziamento
28 novembre 1986
Grazie per il tacchino e per i
piccioni viaggiatori, destinati ad essere cacati attraverso le sane budella americane –
grazie per un Continente da saccheggiare e avvelenare – grazie per gli indiani
che ci procurano quel tanto di stimoli e di pericoli – grazie per le immense
mandrie di bisonti da uccidere e scuoiare, lasciando le carcasse a marcire –
grazie per le laute ricompense sui lupi e i coyotes – grazie per il SOGNO
AMERICANO da involgarire e falsificare fin quando la nuda menzogna non vi
risplenda attraverso – grazie per il KKK, per gli uomini di legge, per le
rispettabili signore-casa-e-chiesa con le loro facce meschine, smunte,
sgradevoli, perverse – grazie per gli adesivi “Ammazza un frocio in nome di
Cristo” – grazie per l’AIDS da laboratorio – grazie per il Proibizionismo e la Lotta contro la Droga – grazie per un paese
dove a nessuno e dato di badare ai fatti propri – grazie per una nazione di
spie-sì, grazie per tutti i ricordi… va bene, facci vedere le tue braccia… sei
sempre stato un problema, c’hai proprio rotto i coglioni – grazie per l’ultimo
e più grande tradimento dell’ultimo e più grande dei sogni umani.
Avevano provato a “cooptarlo” nel
Tempio della Grande Letteratura Americana quando era ancora vivo. Prima i “colleghi”
Norman Mailer – che lo considerava «l’unico romanziere americano a cui si possa
plausibilmente attribuire genio» – e James G. Ballard – per il quale era «il
più importante scrittore emerso dopo la Seconda Guerra Mondiale». Poi l’American
Academy of Arts and Letters, che nel 1983 lo incluse tra i propri membri. Ma
William Seward Burroughs era un «drogato omosessuale pecora nera di buona
famiglia», e tale volle restare. Tutta l’opera da lui prodotta, diceva, era
rivolta «contro coloro che sono intenti, per stupidità o per programma, a far
saltare in aria il pianeta e a renderlo inabitabile». Il suo Pasto Nudo, pubblicato nel ‘58, era nato come
un’araba fenice da frammenti di testi che Ginsberg e Kerouac avevano ritrovato
nella sua abitazione di Tangeri, dove si era trasferito dopo ininterrotte
peregrinazioni. Burroughs – Old Bull Lee per gli amici beatniks – è
morto nell’agosto 1997. Oggi avrebbe compiuto un secolo di vita. Altro da
aggiungere? Una parola sì. Grazie.
Manuel Lambertini
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