Nel periodo estivo, si sa, i
libri giallo-noir dilagano. E alcuni anni fa la
Repubblica e l’Espresso
inaugurarono la collana «Le strade del giallo» proprio con L. A. Confidential di James Ellroy. Oggi è invece la Einaudi a pubblicare un nuovo racconto del grande scrittore californiano, dal titolo Ricatto, con traduzione di Alfredo
Colitto. Un’opera certamente minore e senza grandi ambizioni, ma che raggiunge irresistibili
punte di divertimento e che si rivela un concentrato densissimo del più puro
stile Ellroy.
Il romanzo, uscito negli Usa l’anno
scorso in versione ebook, è la confessione di Freddy Otash, poliziotto corrotto,
detective privato, gola profonda del tabloid scandalistico «Confidential». Il
re dell’estorsione, nella Los Angeles dei ruggenti anni Cinquanta. Uno
scellerato mercenario con una morale: «Lavoro per tutti tranne i comunisti.
Faccio di tutto tranne un omicidio». Un personaggio realmente esistito, ed una
vecchia conoscenza per i lettori di Ellroy: era già comparso nei romanzi della
«trilogia americana», Sei pezzi da mille
(Mondadori, 2001) e Il sangue è randagio
(Mondadori, 2009), oltre ad aver ispirato lo stesso L. A. Confidential (Mondadori, 1991).
Questa volta Freddy si trova nel
Purgatorio dei perversi, Cella 2607, Braccio degli sconsiderati scassafamiglie.
Le anime delle star di Hollywood scendono dal Paradiso e fanno la fila per
pungolarlo con il forcone. Da «quel segaiolo» di Johnnie Ray ad Ava Gardner, una
«nefasta ninfomane, con una delirante devozione per il salame nero»; da «quel
finocchio minidotato» di Montgomery Clift a John Fitzgerald Kennedy, seguito
dalla moglie Jackie. «Una storia del 1953. Feci circolare un video di JFK che
somministrava la salsiccia a Ingrid Bergman. Frank Sinatra mostrò il video a
Jackie, creando una specie di tsunami». Non manca neanche Marilyn Monroe.
«Tesoro, ma tu hai davvero spompinato quasi tutti i farmacisti di Beverly Hills
in cambio di Nembutal e Dilaudid! Forse io non avrei dovuto sputtanarti così,
ma è un diritto sancito dal Primo Emendamento».
James Ellroy (Los Angeles, 4 marzo 1948) |
Ormai Freddy non può più
aspettare: vuole arrivare al piano di sopra. E dai suoi guardiani arriva una
speciale offerta di redenzione: nel restituirgli il corpo che aveva negli anni
Cinquanta, gli permettono di entrare in contatto telepatico con uno svitato scrittore:
James Ellroy. A lui dovrà confessare ogni peccato.
Ellroy e Otash si erano
conosciuti durante gli ultimi mesi di vita di quest’ultimo. Ellroy avrebbe
voluto trarre una serie tv dalla storia di Freddy, ma questi aveva tirato le
cuoia prima del tempo. «È la mia
storia, non la sua. Lui è qui solo per negare il mio nichilismo e nuotare nella
mia narrazione», chiarisce Otash. «Freddy, io ti conoscevo appena», prosegue
Ellory. «Mi piacevi, ma non ti rispettavo. C’è una differenza. Com’è l’aldilà,
testa di cazzo? Redimiti, rettile. Sì, mi sono appropriato del tuo stile
strambo. Ma non sono te, brutto oltraggiatore di omosessuali e raconteur razzista».
Eppure, pagina dopo pagina, le
due personalità si confondono e si sovrappongono, in una simbiosi dannatamente
perfetta. E lungo il viale della memoria fanno la loro comparsa tutti i
protagonisti della Mecca del cinema, accompagnati da un corredo di
inconfessabili perversioni. Ci sono, tra tutti, James Dean, intento a filmare gli
incontri sessuali del superdotato Don Cavallo con la cantante June Christie, e Ronald
Reagan, presente ad un’esclusiva proiezione del video. E soprattutto Elizabeth
Taylor, con cui Otash ebbe una spensierata storia di sesso a tre, complice la sua
fidanzata e socia in affari Joi… Ma la lista delle star coinvolte sarebbe assai
più lunga, come quella dei peccati di Freddy. Al quale i diavoli del Purgatorio,
invece dell’agognato perdono, riserveranno una spiacevole sorpresa.
Manuel Lambertini
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